Slash a Soundsblog: ‘Il rock and roll mi eccita’
Presentando il nuovo disco World On Fire, il chitarrista conferma di non aver intenzione di smettere di suonare la musica che ama.
16 Settembre 2014: esce World On Fire, il secondo disco di Slash (o meglio, di Slash featuring Myles Kennedy & The Conspirators), un disco di grande impatto e con una carica rock and roll che vede fondersi alla perfezione la chitarra dell’ex-Guns’n’Roses e del cantante degli Alter Bridge.
Slash è passato in Italia per presentare l’album, e questo è il risultato della chiacchierata – segnaliamo che quel che è trascritto qui di seguito è il risultato di un mix fra ‘conferenza stampa per poche testate’ e ‘domanda singola privata’. Ovvero, la prima domanda (relativa anche al video in apertura dell’articolo) è ‘esclusiva’ di Soundsblog, mentre il resto del discorso è stato arrangiato e adattato dalla sequenza di domande (comprese altre di Sounds, che vi segnaleremo). Lo chiariamo, nel caso leggiate alcune risposte anche su altre testate… nessun plagio, solo una ‘ammucchiata giornalistica’ che a volte succede!
(soundsblog) Molti musicisti hard rock, dopo tanti dischi (e con l’avanzare dell’età, senza offesa!), iniziano a spingersi verso lidi più lenti, iniziano a dichiarare il proprio amore per il blues. World On Fire invece è ancora più aggressivo rispetto al disco precedente. Cosa tiene viva in te la sacra fiamma del rock and roll?
“Semplicemente io amo il rock and roll, non c’è altro da aggiungere direi. E’ qualcosa di cui sono stato sempre appassionato, una pulsazione interiore che mi eccita, e quindi non ho nessuna intenzione di rallentare i ritmi. C’è del blues nel disco, ma è semplicemente suonato ad alta velocità, ahah! A volte mi trovo a jammare e divertirmi con musicisti blues, mi piace, ma nel contesto dei miei dischi, mi interessa solo suonare hard rock!”
Perchè secondo te “è giunta l’ora di dar fuoco al mondo”, come canta Myles nella title-track del disco?
“E’ solo un modo di dire, non vogliamo veramente bruciare il mondo, e non so se il disco servirà ad incendiare il mondo. Volevamo solo fare un gran bell’album rock’n’roll, amo ciò che stiamo facendo e ciò che abbiamo fatto insieme ai ragazzi della band, anche se magari non “daremo fuoco al mondo”.”
Questo è il secondo album con la stessa line-up, ed in particolare con Myles Kennedy alla voce. Lavorare con le stesse persone ti ha aiutato nella fase di composizione dell’album?
“Sicuramente: quando ho iniziato a lavorare con questi ragazzi nel 2010 non conoscevo niente di loro, abbiamo semplicemente iniziato a lavorare insieme e alla fine è emerso come quella fosse uno dei migliori gruppi di persone con cui avessi mai lavorato, e anche il primo tour con loro è stato ottimo. Ho scritto la musica di questo album proprio durante il tour di Apocalyptic Love, perchè l’ambiente era molto rilassato e creativo. Quindi mi sento parte di una vera band, questo non è un semplice progetto solista…”
La maggior parte dei brani sembra perfetta per essere suonata dal vivo e soprattutto cantata dal pubblico. E’ stata una decisione precisa durante il songwriting o è stata un’evoluzione naturale?
E’ stata una cosa molto naturale. Più di ogni altra cosa sono un live performer, non posso pensare di scrivere una canzone che non possa essere suonata di fronte a un audience. Qualsiasi brano del nuovo album potrebbe essere suonato dal vivo senza problemi; abbiamo utilizzato un approccio live anche in studio.”
(soundsblog) Dici di aver mantenuto un approccio live durante le registrazioni, ma in molte parti si sentono delle sovraincisioni, insomma un lavoro di produzione che va oltre i “quattro ragazzi in studio a suonare dal vivo”.
“Quando abbiamo registrato “Apocalyptic Love” era il nostro primo album in studio come band e volevo registrarlo veramente dal vivo, per vedere cosa eravamo in grado di fare in quattro in uno studio. Quando abbiamo iniziato a scrivere questo album volevo essere sicuro però di non avere limitazioni, di avere tutte le linee di chitarre e le melodie necessarie. Abbiamo comunque registrato l’album in uno studio dal vivo, ma poi ci abbiamo aggiunto degli overdub.”
Dopo l’era Guns N’ Roses, possiamo dire che questa sia la fase più alta della tua carriera? E se sì, perchè?
“Direi che, dal momento in cui ho iniziato a lavorare per conto mio, questo è sicuramente il mio punto più alto se confrontato con ciò che ho fatto dopo i Guns. Non c’è stato alcun tipo di problema o intoppo, non ho dovuto gestire cantanti fuori di testa, fino ad ora mi sto molto divertendo. Direi che è sto vivendo un ottimo periodo.”
(soundsblog) Dei tuoi ex-colleghi dei Guns N’Roses, tu sei quello che al momento sta comunque riscuotendo più successo: Duff, Gilby e gli altri suonano ancora del buon rock and roll, ma suonano nei club, mentre tu riempi le arene… E’ solo questione di fortuna nell’aver trovato un buon cantante, o cosa?
“Devo dire che non mi preoccupo di cosa fanno gli altri ragazzi, ma direi che il mio ‘ritorno’ me lo sono guadagnato, visto che sono un workaholic, non smetto mai di lavorare e mi impegno molto in quel che faccio. Direi che quello è un bel trucco, per avere successo…”
L’artwork di “World On Fire” è molto particolare, molto “pieno”. Cosa rappresenta?
“Le ultime due cose a cui abbiamo lavorato per l’album sono state il titolo e la cover. Non avevamo ancora un titolo durante la fase di mixing. Pensavo e ripensavo a quale strofa, verso, riff potesse rappresentare al meglio l’album, e alla fine ho stabilito che ‘World On Fire’ fosse un buon titolo per la canzone, e per tutto l’album. Da quel momento, ho capito che la copertina dovesse essere completamente caotica: ho chiamato Ron English, che si era occupato della cover del primo album, e gli ho detto che su Instagram avevo visto un suo lavoro completamente fuori di testa. L’ho chiamato per sapere se avesse qualcosa che rappresentasse un completo pandemonio. Mi ha inviato 6-7 dipinti su cui aveva lavorato di recente, e quello intiolato “Cerebral Celebration”, era perfetto. Quello che si vede sul fronte però è solo metà del dipinto. Nella versione fisica del CD sarà presente l’intera opera che correrà lungo tutta la copertina, senza alcuna scritta ne titolo che saranno invece presenti su una sleeve esterna. Potresti guardarlo continuamente per un’ora e ancora non avrai visto tutto quello che c’è sopra.”