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Sonar 2009 – Prima giornata /2

Ieri, giovedì 18 giugno, si è dunque aperto il Sonar 2009, con la sua prima giornata – che si è svolta solo di giorno, by Day, come abbiamo spiegato. Gli appuntamenti erano numerosi e, come sempre accade in questi eventi, abbiamo dovuto fare una scelta oculata per potervi raccontare quanto più possibile.Alle 13 ci siamo

pubblicato 19 Giugno 2009 aggiornato 31 Agosto 2020 08:47


Ieri, giovedì 18 giugno, si è dunque aperto il Sonar 2009, con la sua prima giornata – che si è svolta solo di giorno, by Day, come abbiamo spiegato. Gli appuntamenti erano numerosi e, come sempre accade in questi eventi, abbiamo dovuto fare una scelta oculata per potervi raccontare quanto più possibile.

Alle 13 ci siamo gustati la singolare performance di Javi Alvarez nella SonarHall. Javi crea musica elettronica con pezzi di vecchi hardware che smonta e modifica e collega alla sua consolle. Vederlo manipolare vecchi computer Atari, tastiere Casio, joystic e una serie infinita e irriconoscibile di apparecchiature e giocattoli elettronici, e sentirlo generare suoni con un’apparente accozzaglia di roba che tiene al posto dei consueti piatti o cdj è un’esperienza davvero interessante. Naturalmente, le sonorità sono affini al materiale utilizzato, un’elettronica spinta, computerizzata, che ricorda i vecchi videogame ma che coinvolge il pubblico quanto basta.

Alle 16, un vero guru per gli appassionati di techno (e non solo) si è esibito nel SonarVillage, il famoso praticello. Parliamo di Jeff Mills, conosciuto dagli addetti ai lavori con lo pseudonimo di The Wizard, un nome d’arte che acquisisce un senso quando lo si vede mixare con una nonchalance che ha dell’incredibile su quattro piatti – rigorosamente vinile – per due ore consecutive, senza pausa, creando, come deve creare un grande dj, e proponendo al pubblico una straordinaria selezione anni 80, che spaziava dalla prima techno per contaminarsi con l’hip hop e la new wave. Il risultato, sommato all’erbetta di plastica su cui sdraiarsi o ballare, era decisamente fuori dall’ordinario.

Jeff Mills

A seguire, Luomo, dalla Finlandia, nonostante il supporto di vocalist, francamente non ci soddisfa e non regala le stesse emozioni.

Nel tendone del SonarDome, ci godiamo un live dell’ensemble Mulatu Astatke and The Heliocentrics. La qualità, l’empatia che regalano le esibizioni live sono impagabili, soprattutto se l’esecuzione è affidata a strumentisti d’eccezione. Se riuscite a immaginare come può essere una fusione di funk, jazz hip hop, musiche tradizionali etiopiche e psych rock, allora forse avrete un’idea del tipo di esibizione cui abbiamo assistito. Ritmo coinvolgente, improvvisazioni di tromba, sax, xilofono, violoncello, percussioni coinvolgenti e ipnotiche. Il tutto per una grande esperienza sonora.

Ma nel frattempo, torniamo velocemente nella SonarHall, dove è in corso una performance davvero eccezionale: Jon Hopkins e Tim Exile compongono e improvvisano musica utilizzando quattro strumenti robotici creati da Roland Olbeter: due violini, una viola, un violoncello, una drum machine che di fatto improvvisano obbedendo agli stimoli dei due musicisti. Se le atmosfere di Hopkins sono più soft, è Exile a esaltare la platea, grande artista, vocalist, guida i robot, mixa basi, campiona la sua stessa voce per un ensemble che mette insieme l’uomo, il robot, l’improvvisazione che li accomuna – ammesso e non concesso che si riesca davvero a immaginare un robot che improvvisa. Straordinario e d’impatto.