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Sonar 2009 – Seconda giornata /1

La seconda giornata del Sonar 2009 comincia presto, per il sottoscritto, che si trova nel praticello sintetico in compagnia di pochi mattinieri. La mattina, si sa, qui comincia tardi. E nel Sonar Village, dopo le atmosfere melodiche di David Nod, comincia con Mark Jones che, si legge nella sua scheda, ha contribuito al lavoro di

pubblicato 20 Giugno 2009 aggiornato 31 Agosto 2020 08:45


La seconda giornata del Sonar 2009 comincia presto, per il sottoscritto, che si trova nel praticello sintetico in compagnia di pochi mattinieri. La mattina, si sa, qui comincia tardi. E nel Sonar Village, dopo le atmosfere melodiche di David Nod, comincia con Mark Jones che, si legge nella sua scheda, ha contribuito al lavoro di Royksopp, Propellerheads e Les Rythmes Digitales, oltre ad aver rilanciato la carriera di Grace Jones, che si esibirà nel corso della serata. Sonorità ibride, dall’ambient all’hip hop cominciano a scaldare il praticello e i suoi frequentatori, che oggi sono molti di più.

A seguire, i Young Fathers ci trascinano, acconciature, suoni e abbigliamento, in un’epoca ormai lontana, che attinge agli anni ’70 a piene mani, fa ballare un pubblico di nostalgici.

Pronti a spostarci da un palco all’altro, come il giorno prima, ci si dirige nella Hall dove Quayola propone un live set di djing e visual, un percorso ben preciso – dal titolo Path to Abstraction – ipnotico nelle sue frequenze basse che rimbombano nella cassa toracica e nelle sue microvariazioni modulari.

L’effetto è straordinario.

Peccato che a un certo punto dell’esibizione, il Mac che comandava il tutto si sia piantato: l’effetto surreale è stato quello di un’interruzione voluta, almeno per i primi momenti, e il pubblico, perso nel Path di Quayola, ha applaudito lungamente. Poi il disguido si è palesato, dopo qualche minuto il Path è ripartito da dov’era cominciato ma niente è stato più come prima. Bello, caldo, ipnotico, in ogni caso.

A seguire, con hip hop, electropop, dub e compagnia bella il Village si trasforma in una sala da ballo all’aperto, una piccola bolgia infernale, comunque piacevole. L’inferno vero, invece, almeno quello audiovideo, lo troviamo nuovamente nella hall, con Ryochi Kurokawa: direttamente dal giappone, un noise nel vero senso della parola – con l’ausilio di quattro MacBook Pro che fanno bella mostra di loro sulla consolle -, nei suoni e nelle immagini. Impegnativo. Forse anche troppo, e molte persone lasciano per tornare a godersi il praticello.

Nel Sonar Complex alle 19:30 si esisbiscono Tarantula vs. Orquestra Caballo Ganador (alcuni dei loro album sono stati distribuiti gratuitamente per i fan). Il live è interessante, derivativo – anche se è un aggettivo orribile -, un mix di elettropop, punk et similia con chiari riferimenti ai Cure.

Prima di lasciarci andare alle magie del Sonar by Night, che si apre in serata, ci godiamo i giovanissimi Micachu and The Shapes, molto bravi tecnicamente (anche se la lead voice sinceramente non mi fa impazzire), con un punkettino pop-elettronico divertente e leggero.