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The Script, nuovo album Freedom Child | Recensione

Freedom child: la recensione di Blogo del nuovo album dei The Script

pubblicato 5 Settembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 03:52

Freedom Child è l’ultimo album dei The Script, uscito il 1 settembre 2017, a tre anni di distanza dal precedente No sound without silence. L’uscita del disco è stata anticipata dal singolo “Rain“. I quattordici brani inediti di questo quinto album in studio della band irlandese capitanata da Danny O’Donoghue sono stati pubblicati sotto etichetta Sony e composti fra Londra e Los Angeles. Per la prima volta nella sua storia, la band ha deciso di avvalersi di produttori di successo come i The Messengers (che hanno lavorato, tra gli altri, con Shakira, Christina Aguilera, Jason Derulo e Justin Bieber).

Freedom Child | Recensione

La critica americana sta letteralmente distruggendo quest’ultimo album della band irlandese, accusando Danny O’Donoghue e compagni di essere passati a un sound troppo elettronico e commerciale, che si stacca dalle sonorità intense dei precedenti dischi, e di voler “copiare” la carriera dei conterranei U2 con un tentativo (mal riuscito) di parlare di politica.

La nostra impressione è che, in questo caso, la stampa sia un po’ troppo severa. Freedom Child è un album che resta abbastanza in linea con la produzione discografica dei The Script. I suoni – come è ovvio per qualsiasi pop-band contemporanea – stanno diventando sempre più moderni. C’è un po’ di sperimentazione dance, in “No man is an island”, “Rock the world” (che sarà il prossimo singolo), un po’ di r’n’b su “Mad love” e “Deliverance”.

La canzone che ha scatenato la polemica su una presunta “politicizzazione” dei The Script è “Divided States of America“, un brano chiaramente scritto guardando la situazione americana dopo l’elezione di Trump. Ma da qui a parlare di un voler “scimmiottare” gli U2 sol perché sono entrambe band irlandesi, ce ne vuole. Il tentativo di evoluzione dei The Script, invece, a noi sembra in parte riuscito: c’è ancora da lavorare tanto, se vogliono davvero diventare una band “impegnata”, ma l’impegno va apprezzato, e comunque non criticato.

Verso la fine dell’album, poi, ecco le sonorità intense a cui Danny e compagni ci hanno abituato. “Awakening” e “Freedom child” sono brani di chiaro “stampo The Script“. Insieme alla stupenda “Arms open“, in assoluto il pezzo più bello del disco, e forse uno dei più belli della carriera della band, ai livelli di “The man who can’t be moved” e “Nothing”.

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Freedom Child | Tracklist

1. No Man Is An Island
2. Rain
3. Arms Open
4. Rock The World
5. Mad Love
6. Deliverance
7. Divided States of America
8. Wonders
9. Love Not Lovers
10. Eden
11. Makeup
12. Written In The Scars
13. Awakening
14. Freedom Child

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