Thegiornalisti, “Love” è il disco che ti aspetti: ‘piacione’, immediato e pronto per il successo. E che male c’è? [recensione]
Love, Thegiornalisti: recensione del nuovo album su Blogo.it
Habemus Love!
E’ finalmente uscito il nuovo disco dei Thegiornalisti, disponibile da oggi, 21 settembre 2018 e anticipato, mesi fa, dal primo singolo “Questa nostra stupida canzone d’amore”. A questo pezzo (arrivato fino al settimo gradino della classifica Fimi) è seguito “Felicità putt*ana” (4° posto nella chart) che è stato un vero e proprio tormentone dell’estate 2018. E, a distanza di sei mesi dalla canzone apripista, il quinto disco in studio della band è finalmente realtà.
Diciamolo: ormai i Thegiornalisti sono diventati una certezza nel panorama italiano, riuscendo a conquistare sempre più pubblico (e qualche critica) dopo essere partiti da una connotazione “indie” ed essersi trasformati in un gruppo di successo. Ma, in questo, qual è la loro colpa? Appunto, nessuna. Inoltre, Tommaso Paradiso, frontman dei Thegiornalisti, è una sorta di sex symbol “involontario”, armato spesso di occhiali da sole, durante le sue esibizioni e macina sempre più consensi trasversali. Barba ben curata, look finto trasandato, occhi profondi, aria virile ma senza strafare.
E Love? Ad aprire il disco la strumentale Overture, letteralmente approccio e apertura dell’album, mix di sonorità che ben racchiudono e raffigurano il disco: allegria, nostalgia, senso di malinconia ed energia. La prima vera e propria traccia, Zero stare sereno, è un altro esempio del gioco di sound e di parole della band: si apre con una serie di immagini visive di entusiasmo e serenità che vengono immediatamente smentiti dal ritornello con un parallelo elenco delle #MaiUnaGioia che ci aspettano e non ci abbandonano mai, al ritorno alla realtà. Aspettative VS Realtà.
New York, terzo singolo del disco, è un gioiellino pop che –preparatevi– non ci abbonderà per mesi e mesi. Lo ascolteremo in radio fino a quando la nebbia tornerà ad invadere le città e la neve si poserà sulle vie delle città. Romantica, piaciona, perfetta in coppia (sotto al piumone, blink).
Una casa al mare racconta la voglia di fuga (“rivedere mia madre, fare solo quello che voglio fare/E ridere, e ridere come a scuola”). Non aspettatevi una ballad, però. Il ritmo è adrenalinico, inclusi sound che ricordano onde e mare, a sottolineare il tutto. Controllo è proprio la gestione di qualcosa che è fuori controllo nella nostra vita, nel quotidiano, tra dovere, forma fisica, un bicchiere di vino e un locale dove tutti si innamorano (cit.).
Love è la titletrack, una dichiarazione 2.0 dove “love, soltanto tu mi fai arrivare in fondo a quei sogni in cui non riesco a salire le scale, nemmeno, nemmeno dormire”. Love è la salvezza, come aveva dichiarato lo stesso Paradiso nel parlare del brano:
Il disco si chiama LOVE, così come la canzone principale. La parola inglese è così universale, così pop, così estrema per il mio vocabolario precedente. Mi sarei ucciso da solo. Questa parola per me rappresenta la risposta a tutto: all’odio, ai tempi in cui viviamo, la risposta al veleno, a quello che passa sui social network. Prima mi incazzavo, rosicavo. Poi, come reazione a tutto questo l’unica risposta sensata che mi viene da dare è davvero quella dell’amore, alla Bud Spencer & Terence Hill, “Porgi l’altra guancia”. Io la vedo la gente che è ancora buona, che si emoziona, che si vuole bene, che aiuta la vecchietta
Milano Roma è una canzone che gioca sulle differenze e l’equilibrio tra le due città e il viaggio che le unisce. L’ultimo giorno sulla terra si lega, parzialmente, al pezzo precedente, citando nuovamente Milano e Roma. Un brano sul rapporto di coppia, sull’intimità, sulle difficoltà, il rischio di soffrire (“Perché così non vale, crollano le stelle sopra i tetti di Milano, forse dovremmo fare l’amore in questa stanza del settimo piano”).
E’ poi il momento del primo brano apripista del progetto “Questa nostra stupida canzone d’amore”, una ballad d’amore (“Mi basterebbe abbracciarti sotto le coperte o su un divano, toccarti la mano…”). Tutti gli elementi sentimentali, il viaggio, il desiderio di un contatto, l’attesa e ovviamente con ironici e volutamente smorzati toni (“Sei la nazionale, del 2006”). Felicità putt*ana alias “ti mando un vocale di 10 minuti” è una delle canzoni dell’estate 2018 che tutti abbiamo ascoltato e canticchiato, diventato vero e proprio tormentone musicale e citazione stra-abusata.
A chiudere il progetto è Dr House, una lettera aperta al “dottore”. “Dovresti essere reale perché gli uomini hanno bisogno di te”, dedica vera e propria dichiarazione al celebre personaggio tv indimenticabile per i fan della serie tv. Dr House è il mito (“Ciao dottore vorrei essere come te ma mi manca il coraggio e l’intelligenza di fare il cazzo che mi pare”).
Love è un disco che funziona, piacione, alla moda ma senza sembrarlo in maniera costruita o furba. All’interno ci sono pezzi che possono spiccare nelle chart e occupare un posto al sole nella rotazione radiofonica (molti già rilasciati per ingolosire il pubblico, nei mesi scorsi). Ne sentiremo parlare a lungo, canteremo e fischietteremo spesso “New York” nelle prossime settimane e ci sarà un altro pezzo che diventerà una prossima hit. E’ un disco che sa dosare bene gli ingredienti, che resta fedele allo stile dei brani che abbiamo ascoltato dallo scorso marzo e che unisce finto “scazzo” con apoteosi di romanticismo che però, appunto, rifugge dal trito e ritrito “Sole cuore amore”.
Un mix che sa come conquistare il pubblico e il successo, diventare immediato fin dal primo ascolto senza scadere nel banale. Cerca la particolarità, ha trovato uno stile e una ingente fetta di pubblico che li ha iniziati a seguire sempre più numeroso. E, chi li ha iniziati a conoscere maggiormente con questi ultimi singoli, non rimarrà deluso dal loro…
(With) Love, Thegiornalisti