Thegiornalisti a Blogo: “Nessun pensiero di scioglierci. Il concerto al Circo Massimo? Un evento che chiude un ciclo e celebra i nostri dieci anni di carriera”
Ecco l’intervista a Marco Primavera, batterista dei Thegiornalisti
7 settembre 2019, Circo Massimo. Sul palco, i Thegiornalisti.
Manca un mese esatto (con un giorno in meno) alla data live di una delle band italiane più amate e apprezzate dal pubblico italiano. Da “Completamente” a “Felicità putt*ana” passando per “Riccione” e la ballad “New York”, i Thegiornalisti sono diventati una realtà solida e concreta nel panorama musicale italiano (e nelle classifiche di vendita). Il loro concerto al Circo Massimo il 7 settembre 2019 è la ciliegina sulla torta, la consacrazione e grande festa della loro carriera, dopo l’uscita del loro ultimo disco “Love” e il passaggio alla Universal.
In queste ultime settimane, il gruppo è stato al centro di alcune voci e rumors, smentite anche dai diretti interessati. E così, abbiamo parlato con Marco Primavera, batterista del gruppo che, proprio nel 2019, festeggia dieci anni di carriera.
7 settembre 2019, Circo Massimo. Ci siamo, manca un mese esatto… meno un giorno! Come la stai/state vivendo?
Non ci penso, aggiro l’ostacolo! (ride) Io, Marco e Tommy ci siamo visti il 29 luglio e ci siamo detti “Per adesso andiamo in vacanza, stacchiamo” e ci rivediamo quando torniamo, il 20. E da lì ripenseremo a tutto quanto in maniera, diciamo, meno serena (sorride), a quel punto inizieremo a concentrarsi seriamente e a fare le prove…
Affrontiamo subito il primo argomento caldo di questi giorni, con la notizia apparsa sul web dei pochi biglietti venduti (rispetto alle attese) proprio per il Circo Massimo.
C’è stato un articolo che ha scritto questa cosa. Sono andato a controllare perché poi mi ha incuriosito e non sono quei dati. Sono molti di più… ma comunque sia non parlerei di flop quando manca ancora un mese, c’è l’estate di mezzo, partiamo con una pubblicità importante, la gente è in vacanza, prende il biglietto anche all’ultimo. Magari dai Thegiornalisti uno si aspetta il sold out 5 mesi prima? Posso capirlo, abbiamo fatto bene negli ultimi anni. Possiamo farlo benissimo negli ultimi giorni ma possiamo anche non farlo. Bisogna essere più rilassati, secondo me. Abbiamo fatto 50.000 persone a Roma nell’ultimo anno e mezzo, 5 Palasport… siamo tranquilli. Quando ci è stato proposto il Circo Massimo, siamo stati inizialmente molto timorosi, avevamo fatto posti da 12,000 persone. Quello è un luogo immenso, ma abbiamo fatto bene perché potrebbe essere di ispirazione anche per molti altri a suonare poi lì. Per me è il palco più bello d’Italia.
Parto da una mia riflessione. Mi sembra ci sia, in generale -non parlo in particolare del vostro caso- l’intenzione, a volte, di sminuire o sottolineare aspettative (spesso altrui) non conquistate da parte di artisti di successo…
Noi tre siamo in questo mondo, a questo livello, da quasi tre anni. Funziona un po’ come la campagna elettorale in politica (sorride). C’è qualcuno che, a volte, dice che stai fallendo, anche se non è così. Noi ce la viviamo tranquilla, con i social hai il contatto diretto con i fan e puoi smentire eventuali fake news.
Torniamo a parlare di cosa belle, del Circo Massimo. Cosa mi puoi anticipare? Ci saranno ospiti?
Sì, ci saranno ospiti però, ora non posso ancora dirti niente… Mi spiace (ride)
Sarà comunque una grande festa e cade proprio nel 2019, dieci anni dopo i vostri inizi, nel 2009.
Esatto, sono proprio dieci anni che giriamo l’Italia. La gente vede la punta dell’iceberg ma dietro c’è tanto lavoro, iniziato nell’autunno del 2009. Abbiamo iniziato a fare le cose, poi 5 anni fa è iniziato a cambiare tutto, abbiamo cominciato a suonare in locali sempre più grandi. Con “Completamente” siamo passati al livello “alto”, una nuova parentesi dei Thegiornalisti.
Oltre al concerto, state già lavorando al nuovo album?
Abbiamo da poco firmato con la Universal. Ora ci stiamo concentrando sul Circo Massimo. Non appena finito, faremo sicuramente un album ma i tempi li decideremo una volta finito il live. Siamo stati per alcuni anni dentro a un frullatore, non ci siamo mai davvero fermati per tre anni. Sul disco ancora i tempi non li sappiamo, possono durare un anno. Ma noi siamo anche molto veloci a scrivere, magari potrebbe volerci anche meno, tutto può capitare.
Altra domanda che gira sul web, così mi puoi rispondere: i Thegiornalisti si stanno sciogliendo?
Si sciolgono dal caldo al massimo (ride). L’ho letta anche io, ne ho parlato con Tommy, ci abbiamo scherzato sopra. E’ una voce falsa. E’ solo cambiato qualcosa a livello manageriale che non c’entra niente con noi tre, con la scrittura. Qualcuno magari ha visto in questo cambiamento una notizia ma si è poi la voce si è sgonfiata in un secondo, non c’è nessun pensiero di scioglierci.
Torniamo al vostro decennale di carriera, 2009-2019. Mi dici un ricordo che ti viene in mente, così, di getto, sui vostri esordi?
Te ne dico uno bello e uno brutto dei tempi andati. Noi siamo come fratelli, vivevamo nella stessa casa, una cosa che adesso, come è normale, non c’è più, perché siamo cresciuti, abbiamo le nostre famiglie. Mi ricordo questo vivere in simbiosi. La cosa brutta è che la prima data fuori da Roma… si è bucata una gomma e l’abbiamo fatta in mega ritardo! (ride). Un’altra cosa molto carina è stata essere apprezzati mentre suonavamo, essere notati. Ma c’era la difficoltà, inizialmente, di passare in radio a Roma o a “conquistarla” mentre magari altrove, a Milano, già iniziavamo a girare. Ora fortunatamente anche Roma, la nostra città, ci adora. Ti racconto anche un’altra cosa. I primi due dischi li abbiamo prodotti noi. Per il terzo ci siamo detti “Vediamo come va…”. Con Tommy avevamo pensato di andare a vivere a Nashville o Glasgow… poi il disco è andato bene e siamo rimasti!
E per fortuna, aggiungo. Mi dici una canzone della vostra carriera a cui sei più legato?
Personalmente ti dico un brano del primo disco, “La mano sinistra del diavolo”, un pezzo che ho scritto io. Si può sentire la mia passione per Morricone i film di Tarantino e Sergio Leone, una cosa che abbiamo in comune anche io e Tommy.
A quelli che dicono “i Thegiornalisti erano indie, adesso non sono più indie” cosa rispondi?
Una cosa che ci dicono quasi da sempre (ride) Che vuol dire “Indie”? Prima significava indipendente poi è diventato un genere. Cosa vuol dire? Che suonavamo con le chitarre acide, che facevamo delle parti dure e complicate? Noi facciamo quello che sentiamo. Se senti il primo disco e il secondo, vedi già che sono completamente diversi. E ce li siamo autoprodotti, come ti ho detto. Se senti il terzo, è ancora diverso. Non siamo stati una band che ha improvvisamente fatto altro dopo essere entrato in una major. Abbiamo sempre sperimentato, esiste la musica bella, per noi.
Sembra quasi che, per qualcuno, uno non sia più indie quando inizia ad avere un grande successo…
Guarda, ti dico una cosa. Quando ero più piccolo -avrò avuto 16 anni- suonavo in cover band, nei primi gruppi, Suonavo nel mondo punk di Roma, mi informavo su quello americano, e vedevo tutte le band punk che odiavano Mtv, però ci provavano, ai tempi, a passare su Mtv. E se qualcuno ci arrivava, gli altri dicevano “Ah ma allora ti sei venduto”. E’ tutto un casino (sorride). Ci sta, sono chiacchiere.
Con chi ti piacerebbe collaborare? Spara in alto, senza confini…
Attualmente mi piacerebbe collaborare con Ed Sheeran. E mi scambiano anche per lui! Sono andato al concerto di Ed Sheeran, avevo il cappellino, uscito dal live all’Olimpico, mi fanno “Oh, ma c’è Ed!” (ride). A parte questo, è un artista che mi piace davvero moltissimo
Ti faccio ultima domanda. Ora che suonerete al Circo Massimo… e poi, dopo? Dove vorreste suonare a quel punto, visto che parliamo del Circo Massimo…!
Ma infatti è quello che ho detto anche ai ragazzi quando ce l’hanno proposto. “Se facciamo il Circo Massimo poi che facciamo?” Credo sia un evento a sé che chiude i successi di questi anni, il Love Tour, il decennale dei Thegiornalisti. Poi andremo a suonare dove la gente vuole. Se la gente compra tanti biglietti, andremo negli Stadi, se li compra per posti di 3000 persone, per esempio l’Atlantico di Roma, andremo là. L’importante è fare musica.
Photo Credit Thegiornalisti | Alessandro Degli Angioli
Photo Credit Marco Primavera | Pamela Rovaris