Home Tiziano Ferro Tiziano Ferro, nel documentario “Ferro” spegne le luci dei riflettori e accende quelle che inquadrano i corridoi della sua anima

Tiziano Ferro, nel documentario “Ferro” spegne le luci dei riflettori e accende quelle che inquadrano i corridoi della sua anima

Tiziano Ferro, documentario Ferro su Amazon Prime: il cantante si racconta mettendo in luce la persona, il passato e presente, con onestà

15 Novembre 2020 14:10

Ferro è il titolo del documentario in onda su Amazon Prime e prodotto da Banijay Italia, incentrato sulla vita di Tiziano Ferro. Un titolo essenziale, che cita il cognome del cantautore, simbolo anche dell’essenza stessa del progetto: raccontare la persona, meno, pochissimo, il personaggio.

E’ stata fin da subito quella l’intenzione di Tiziano: non concentrarsi sulla favola, sul successo, sugli stadi pieni e sulle vendite bensì descrivere soprattutto le ombre, il non detto, il non raccontato. E questo, come possiamo ascoltare e vedere fin dall’inizio del documentario, ha accompagnato la carriera fin dal primi successi e insuccessi.

Il “non detto” sul suo peso, sui rifiuti a effetto domino da parte della discografia per i suoi chili in eccesso nonostante i numerosi apprezzamenti per la voce e la sua capacità di autore. Quei chili in più che aveva, diventavano motivo superficiale di ostacolo. Era nell’aria, non veniva esplicitamente detto ma era quello. Da lì, la scelta di perdere peso, di avere quasi rifiuto del cibo. Un paradosso perché, come raccontato dallo stesso Ferro, quando è dimagrito notevolmente, il successo è arrivato ma, allo stesso tempo, lui rimaneva lo stesso ragazzo sovrappeso degli esordi. E’ così: la mente, anche se il tuo fisico cambia, resta quella di chi era in sovrappeso. Ci si vede magri ma non ci si sente tali.

Un altro “non detto” era quello della sua omosessualità. Quando i riscontri iniziavano ad esserci, l’ambiente intorno a Ferro era preoccupato delle voci che iniziavano a circolare sul suo essere gay. Non si doveva sapere, ci si preoccupava anche di pensare all’ipotesi di creare finte fidanzate, amiche che si prestassero a farsi immortalare e finire sui giornali come compagne del cantante. Un gioco al quale Ferro si è rifiutato di essere complice, fino al suo desiderato coming out. Per riprendere la sua vita, per avere il controllo del privato e viverlo alla luce del sole. Luce, in mezzo a tante ombre.

Nel documentario c’è molta attenzione sui lati più personali e, allo stesso tempo, dolorosi dell’artista. Oltre ai problemi legati al peso e alla paura (e anche sogno di fuga) di perdere tutto per una omosessualità quasi -assurdamente- ostacolo nel mondo dello showbusiness, Tiziano ha anche raccontato (fin da subito, dai primi minuti del documentario) il tunnel dell’alcolismo nel quale si era rifugiato. Il bere diventò una dipendenza, un pericoloso rifugio dove sentirsi ovattato, lontano dai problemi, dalle preoccupazioni, dalle verità. Ha reagito, ha preso in mano il suo futuro e, anche oggi, da Los Angeles, frequenta i corsi e diventa anche sponsor per chi sta iniziando questo percorso non semplice.

La solidità è “Ferro” nei suoi valori, la famiglia, il compagno -poi diventato marito- Victor, le sue radici (nella Latina che è presente dentro di sé, per sempre), nella musica e nell’arte. I pilastri, le certezze che mostra, giustamente fiero di essersi conquistato, a 40 anni.

Ad eccezione della parentesi di Sanremo (che occupa comunque solo una piccola parte), il documentario non vuole celebrare la carriera e il successo dell’artista ma si concentra sulle fragilità passate del cantante che restano, come maturo che sia, anche oggi. La sua adolescenza complicata a scuola, il suo non sentirsi pienamente accettato o integrato con i suoi compagni sono diventati trampolini dal quale fuggire. Il salto e il tuffo sono stati nella musica. Lo hanno salvato, come lui stesso rivela. Una passione, un dono, che per lui è il canto ma che per tutti i ragazzi possono essere migliaia o centinaia di altri hobbies. Vie di fuga, vie di salvezza e di rinascita. Di crescita.

“Ferro” è un documentario che il pubblico sta apprezzando proprio per la costruzione dell’essenza: l’onestà della fragilità. Tiziano non ha paura di svelarsi, di raccontarsi, di commuoversi davanti alla telecamera. Si mette a nudo spegnendo le luci dei riflettori e accendendo quelle che inquadrano i corridoi della sua anima.

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