Tutti vogliono la musica, nessuno vuole comprarla
Piccolo esperimento psicologico, seguimi. Pensa di essere a casa, in macchina, in discoteca e di ascoltare un brano musicale nuovo che ti piace particolarmente. Fatto? Ok. Focalizza la melodia e il potenziale desiderio di sapere chi l’ha cantata e qual è il titolo del brano. Chiunque, anche tu, anche se sei pieno zeppo di soldi,
Piccolo esperimento psicologico, seguimi. Pensa di essere a casa, in macchina, in discoteca e di ascoltare un brano musicale nuovo che ti piace particolarmente. Fatto? Ok. Focalizza la melodia e il potenziale desiderio di sapere chi l’ha cantata e qual è il titolo del brano. Chiunque, anche tu, anche se sei pieno zeppo di soldi, sono certo che di fronte a tutto questo di solito affermi: “la devo scaricare!”. Sbaglio? Fine dell’esperimento mediatico, che sono certo sia ben riuscito.
Tutto questo inutile pistolotto introduttivo è per presentarvi un ragionamento intelligente fatto da Alan McGee del Guardian Blog, che afferma molto onestamente, per quanto la musica debba essere il suo pane quotidiano, di non avere nessuna intenzione di comprare alcun cd. Perchè? Per lo stesso motivo per cui non lo fareste nemmeno voi. La sento su Myspace, la vedo e la sento su Youtube e alla meno peggio, me la scarico senza spendere comunque una lira dai vari programmi di condivisione file. Sia che tu ascolti David Gilmour o i Maroon 5, il discorso non cambia.
L’autore dell’articolo è lapidario, anche se non dice nulla di particolarmente originale tranne per il fatto che si è permesso di ammetterlo apertamente dall’altro della sua posizione giornalistica. Secondo lui “gli anni ’80 e gli anni ’90 sono terminati” ed è tempo che la musica venga distribuita in maniera totalmente gratuita, facendo guadagnare case discografiche e artisti solo in occasioni di concerti e attraverso i gadget. La frase che ripete ossessivamente nel suo articolo è sempre la stessa: “tutti vogliamo la musica, ma nessuno è disposto a pagarla”. E come dargli torto.