Uscite discografiche Maggio 2012 (1° parte): recensioni
Recensioni di nuovi album di Beach House, Death Grips, Jack White, Marilyn Manson, Marina & The Diamonds e tanti altri…
Beach House – Bloom : per il duo di Baltimore, “Bloom” non è solo il quarto album ma è il punto d’arrivo definitivo dopo anni e anni ad altissimo livello (il precedente “Teen Dream” fu un vero breakthrough). Dream pop austero, imponente ma contemporaneamente delicato e ricercato. “Myth”, “Wishes” e “Lazuli” sugli scudi lungo una tracklist compatta e senza cali emotivi. Il Beach House-sound raggiunge qui l’apice, ma dalla prossima volta sarà necessario apportare cambiamenti, anche rischiosi. (z.) Voto: 7+
Death Grips – The Money Store : del progetto Death Grips ve ne avevo parlato già lo scorso anno ai tempi del debutto “Exmilitary”. Scrissi “un ascolto che può facilmente risultare poco “piacevole” e che probabilmente rimarrà fine a se stesso con pochi spiragli per evoluzioni future, ma che oggi suona assolutamente come una sorpresa all’interno del mondo hip hop e non solo”… sbagliai… vero, lo stile è unico e abbastanza limitante, ma in “The Money Store” alcuni estremismi vengono messi a punto e tutto torna: è l’evoluzione, il perfezionamento… il miglioramento… di quanto avevano proposto nel debutto. (z.) Voto: 7+
Jack White – Blunderbuss : conosciamo tutti l’importanza che aveva Meg White nei White Stripes, ne consegue che questo album di debutto di Jack White può essere visto in un certo senso come il nuovo disco del duo di Detroit. A livello musicale siamo sempre lì (tolte alcune sperimentazioni degli ultimi lavori), blues rock old style, qualche acusticheria classica e un paio di brani più tirati (“Sixteen Saltines” è puro garage revival). Per fortuna i pezzi degni di nota non mancano (sono veramente pochi i filler) ed è proprio questo il valore aggiunto di un disco che altrimente vivrebbe soprattutto grazie al nome/brand che si porta dietro… un nome che almeno fino ad ora si conferma una garanzia anche in questa esperienza solista. (z.) Voto: 7
Marilyn Manson – Born Villain : la carriera di/dei Marilyn Manson si può dividere in due: fino ad “Holy Wood” (che comunque mostrava piccoli segni di cendimento) un percorso sicuramente molto legato all’immagine, ma più che dignitoso anche a livello musicale, poi dall’orrida cover di Tainted Love in avanti il gioco è stato smascherato definitivamente (e anche le vendite ne hanno risentito). “Born Villain” forse non è tanto peggio degli ultimi due album ma il Manson del 2012 è un personaggio ormai datato (musicalmente e non) che non riesce più a mettere in fila più di due pezzi degni di nota… (z.) Voto: 5
Daughn Gibson – All Hell : una delle sorprese dell’anno fino a questo momento: praticamente dal nulla spunta fuori questo ragazzone che sembra arrivare da qualche fattoria degli USA con il suo pickup truck, autore di un disco molto interessante sospeso tra origini country (versante oscuro, noir-crooner) e l’elettronica post-Blake/Jaar. Tra ricordi di Scott Walker e Johnny Cash, la sensazione è che la (bella ma poca) musica contenuta in “All Hell” non sia ancora abbastanza per inquadrare un personaggio complesso ma potenzialmente devastante. (z.) Voto: 7
Marina & The Diamonds – Electra Heart : dopo un debutto (“The Family Jewels”) sicuramente patinato ma pieno di buone intuizioni, torna Marina & The Diamonds con “Electra Heart”, un disco che vorrebbe passare per un concept ma che a livello musicale scade nel più sconsolante pop da classifica (esclusa “Fear And Loathing”). Marina qui insegue il nulla, il tra… per essere più precisi insegue quella cima di Katy Perry. Passo falso, almeno musicalmente parlando. (z.) Voto: 5-
High On Fire – De Vermis Mysteriis : quando si parla di sludge si tirano spesso (e giustamente) in ballo i Mastodon, ma gli High On Fire guidati dall’ex-Sleep Matt Pike, hanno alle spalle una carriera assolutamente invidiabile della quale “De Vermis Mysteriis” non è altro che l’ultimo ottimo tassello. Non solo sludge ma anche tanta roba stoner-oriented, marcio heavy (quando si parla di Matt Pike, l’ombra di Lemmy è sempre dietro l’angolo) e aperture acid-prog. (z.) Voto: 7
The Rasmus – The Rasmus : dopo un fortunatissimo e importantissimo (scherzo…) album solista Lauri, tornano i Rasmus. L’ex gruppo funk-rock trasformato dal successo (ai tempi di “Dead Letters” erano veramente ovunque) in una sorta di caricaturale pop-dark band arriva all’ottavo, omonimo, disco dopo un paio di prove interlocutorie. Lo fa con un disco che esagera in suoni sinfonici e leggerezze melodiche, sicuramente un tentativo di smarcarsi dal passato stagnante, ma è un tentativo fallito. (z.) Voto: 4,5
The Dandy Warhols – This Machine : la loro in fin dei conti è stata una felice parentesi all’interno del mainstream plasticoso dell’anno 2000. Quella “Bohemian Like You” (nel caso non lo si sapesse, avevano già sfornato qualche bel singolo in precedenza) ha cambiato la storia dei The Dandy Warhols: una grande fortuna, ma anche una grande sfortuna visto i risultati qualitativi (e quantitativi) dei lavori successivi. I Dandy Warhols del 2012 sono una band fuori dal tempo, fedele al proprio sound ma che per mancanza di idee fatica a fare quadrare il tutto… ne esce “This Machine” un disco non brutto, non stupido ma che non lascia veramente nulla. (z.) Voto: 5,5
Orbital – Wonky : la storia dell’elettronica degli anni ’90 è anche passata dalle mani dei fratelli Hartnoll (almeno un paio di passaggi fondamentali sotto il moniker Orbital). In studio Orbital mancava da quasi dieci anni dopo alcune uscite poco a fuoco che sembravano mettere la parola fine al progetto. Oggi, nel 2012 liberi da qualsiasi pressione (ok il brand è ancora bello grosso… però…) pubblicano “Wonky” (che non ha nulla a che vedere con l’0monima scena musicale) un disco onesto, aggiornato senza tradire il passato ma senza troppi colpi di genio. (z.) Voto: 6,5
Ufomammut – Oro – Opus Primum : nell’ultimo decennio sono stati probabilmente una delle tre band italiane ad ottenere maggiori riconoscimenti (non parlo di vendite o premi…) all’estero. Merito di una proposta veramente interessante che trova l’ennesima conferma anche in queste cinque lunghissime tracce (mai sotto i sette minuti) di malato e sporco metallo slow-psichedelico. Tra qualche mese prevista la seconda parte “Oro – Opus Alter”. (z.) Voto: 7-
Best Coast – The Only Place : come Marina & The Diamonds è il momento del sophomore album e come nel caso di Marina & The Diamonds il risultato delude. Il problema di “The Only Place” (California sempre alla base di tutto…) non è lo sputtanamento-pop (fortunatamente assente) ma il tentativo di ritrovare la perfezione fuzz-pop di alcuni singoloni presenti nell’esordio (“Crazy for You”, 2010) senza però avere la stessa freschezza compositiva. Il risultato è un disco un po’ stantio, senza troppa verve e cambiamenti sul tema (se non un paio di tentavi tendenti al country) che finisce per convincere poco. (z.) Voto: 6
Norah Jones – Little Broken Hearts : forse sopravvalutata agli esordi, Noarh Jones è stata un po’ l’Alanis degli anni zero, una best-seller “diversa”, dal successo calante dopo l’exploit iniziale. In “Little Broken Hearts” la ritroviamo come vorremmo: elegante e soft, ma manca la magia, manca qualcosa (nonostante il buon lavoro di Danger Mouse, già con lei nel progetto Rome) che sia in grado di fare la differenza… tutto scorre lento e piacevole senza troppi picchi. Copertina oscena. (z.) Voto: 6-
Keane – Strangeland : il botto iniziale (alla fine meritato… vah) e poi anni a cercare di staccarsi di dosso i pesanti confronti attraverso scelte stilistiche meno ordinarie (ma comunque mai troppo coraggiose) e poi rieccoli qui a ritornare diretti al rinnegato passato del piano-pop melenso. Sbadigli al sapore di zucchero… (z.) Voto: 5
Feeder – Generation Freakshow : per circa un decennio (1997-2007) i Feeder, che nel 2002 sono stati colpiti dal tragico suicidio del batterista Jon Lee, sono stati una macchina da singoli in Inghilterra (in Italia li ricordiamo soprattutto per “”Just a Day” e “Seven Days in the Sun”). Da qualche anno faticano a ritrovare la forma di un tempo e anche in quest’ultima prova i Feeder sembrano una band alla ricerca dell’inevitabile maturazione ma con zero idee. Giusto una manciata di brani che potenzialmente potrebbero finire in rotation su Virgin Radio/Rock TV. (z.) Voto: 5
Niki & The Dove – Instinct : dalla Svezia ecco arrivare i Niki & The Dove. Dopo alcuni singoli (“The Fox” lo inserii tra i migliori singoli del 2011) è tempo per il disco d’esordio “Instinct”. Concentrato di electropop che non tradisce le origini geografiche del gruppo (Fever Rey, Robyn…) regalando soluzioni interessanti (uso di percussioni) insieme ad una incredibile capacità di scrivere brani appicicosi (“The Drummer”, “DJ Ease My Mind”). Sicuramente frivolo, ma in questo caso si può chiudere un occhio. (z.) Voto: 7
Santigold – Master of My Make-Believe : “Santogold”, l’album di quattro (!!!!!!!!!!) anni fa aveva fatto parlare parecchio di sè. Oggi la trentacinquenne (!!!!!! v.2) Santi White torna con il suo carrozzone electro-blackpop post-M.I.A. a riempire i quasi 40 minuti di “Master of My Make-Believe”, un disco pieno di alti e bassi, nel complesso forse meno interessante del debutto, ma non completamente da buttare. (z.) Voto: 6
Moonface – With Siinai: Heartbreaking Bravery : proprio carino questo disco di Moonface, o meglio Spencer Krug (già Wolf Parade e Sunset Rubdown tra gli altri). Con la caratteristica vocalità dai toni melodrammatici quasi glam (tra Suede e Bowie in “Yesterday’s Fire) il progetto Moonface si muove abbracciando il post-punk rendendolo art, ricercato e persino krauto in alcuni frangenti. (z.) Voto: 7-
Hot Gossip – Hopeless : tra le band italiane d’esportazione più hip nel periodo d’oro dell’indie rock (mid-00), con l’esperienza affinano la proposta (qui maggiormente etereo-psichedelica) con quel vizietto di fiutare bene le mode del momento… dopotutto gossip e moda vanno spesso a braccetto… (z.) Voto: 6,5
Rufus Wainwright – Out of the Game : l’essenza del nuovo Rufus è tutta nella copertina del disco prodotto da Mark Ronson, eleganza, tocco glam, eccesso crooner, soul-pop e quel briciolo di follia che salva un lavoro che altrimenti sarebbe leggermente stantio. (z.) Voto: 6+
Willis Earl Beal – Acousmatic Sorcery : interessante debutto di un personaggio particolarissimo, lo-fi estremo e blues casalingo i marchi di fabbrica. (z.) Voto: 6,5
Baddies – Build : indie rock anni zero e un briciolo di elettronica in un disco che non dice molto. (z.) Voto: 5/6
The Futureheads – Rants: colpi di coda per i Futurheads… loro sono (e sono sempre stati) bravi a trovare armonie vocali, ma qui è proprio l’idea (cover a cappella loro e di hit altrui) che è debole. (z.) Voto: 5,5
Radical Face – The Family Tree: The Roots (2011) : piccollo gioiello di indie folk-pop che meriterebbe più visibilità. “Ghost Towns” rasenta la perfezione. (z.) Voto: 7
Gravenhurst – The Ghost in Daylight : Nick Talbot torna con il suo progetto Gravenhurst. Cantautorato folk, tendenze slow e aperture strumentali di altissima classe. Non è uno di quei dischi in grado di innovare o influenzare le prossime generazioni… ma di emozionare… quello sì. (z.) Voto: 7
Who Made Who – Brighter : classico disco destinato a cadere nel dimenticatoio in brevissimo tempo (indie-electro). (z.) Voto: 5/6
Sleepy Sun – Spine Hits : da Frisco nuovo disco di pop rock vagamente psichedelico. Piuttosto vuoto. (z.) Voto: 5/6
Europe – Bag of Bones : più credibili di 25 anni fa gli Europe danno alle stampe “Bag of Bones” un disco discreto, ma consigliato soprattutto ai fan. (z.) Voto: 6
Allo Darlin’ – Europe : canzoncine e spensieratezza twee/indie-pop, adattissime in questo periodo pre-estivo, ma se cercate altro si più anche passare oltre. (z.) Voto: 6/7
Eve 6 – Speak in Code: già il vostro power pop/alt rock non aveva molto da dire nel periodo d’oro (fine anni ’90/inizio ’00), perchè ritornare quasi dieci anni dopo l’ultimo album, con un disco come questo “Speak in Code”?? (z.) Voto: 5
Evans The Death – Evans The Death : tentativo abbastanza scialbo di abbracciare pop-punk (o meglio power pop) e female indie pop. Acerbo. (z.) Voto: 6-
Mystery Jets – Radlands : continua l’americanizzazione (versante “classic”) di una band che esordì (facendo anche clamore…) con sonorità indie-eighties. Maturità. (z.) Voto: 6,5
Bear in Heaven – I Love You, It’s Cool : i newyorkesi Bear In Heaven innescano brani eighties con micro sperimentazioni, psichedelia ciclica. Manca ancora qualcosa… (z.) Voto: 6,5
Brian Jonestown Massacre – Aufheben : qualche idea nuova ma anche un po’ di confusione per la storica formazione psichedelica di San Francisco. (z.) Voto: 6+
Low Frequency Club – Mission : gli italiani Low Frequency Club passano dal funk degli esordi a sonorità a metà strada tra l’indie-club anni zero e riferimenti anni synth’80. (z.) Voto: 6+
Pallbearer – Sorrow and Extinction : bell’esordio doom metal per questa band americana… per chi non ama le ultime evoluzioni del genere e preferisce rimanere sul classico. (z.) Voto: 6/7
Biagio Antonacci – Sapessi Dire No : forse leggermente meglio degli ultimi lavori… a almeno un pelo più vario. (z.) Voto: 5-
Desolate – Celestial Light Beings : dopo il buon debutto dello scorso anno, Sven Weisemann non riesce a bissare. (z.) Voto: 6+
VeneziA – La Culla : Andrea Venezia e compagni in un torbido viaggio alcolico di vecchio marcio blues, contaminazioni e recitazione. (z.) Voto: 6/7
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LEGENDA 2012
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di buon livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …
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Aprile 2012 – 2° Parte
Aprile 2012 – 1° Parte
Marzo 2012 – 2° Parte
Marzo 2012 – 1° Parte
Febbraio 2012 – 2° Parte
Febbraio 2012 – 1° Parte
Gennaio 2012 – 2° Parte
Gennaio 2012 – 1° Parte
Migliori Album Internazionali 2011
Migliori Album Italiani 2011
Migliori Album Internazionali 2010
Migliori Album Italiani 2010
Migliori Album Internazionali 2009
Migliori Album Italiani 2009