Vasco Rossi sulle droghe: “Aiutare solo chi lo vuole, non chi ha deciso di annientarsi, suo diritto di scelta”
Vasco Rossi Komandante del Dipartimento Antiproibizionista per le Politiche Sociali Antidroga, Presidenza Consiglio dei Soliti parla di droga su Facebook
Lunga botta e risposta, direttamente su Facebook, tra Vasco Rossi e Giovanni Serpelloni, Capo Dipartimento Politiche Antidroga.
Dopo un botta e risposta sulla sua pagina, nella quale Vasco sosteneva l’utilità della legalizzazione della droga, è intervenuto proprio Serpelloni con una lettera indirizzata al rocker, specificando la situazione specificando come per il Dipartimento le persone tossicodipendenti siano persone da accogliere ed aiutare con cure adeguate. Qui sotto leggete le parole del Capo Dipartimento Politiche Antidroga:
“Egregio Signore credo sia giusto che Lei sappia che per il nostro Dipartimento le persone tossicodipendenti sono prima di tutto persone e poi dei malati che devono trovare comprensione, accoglienza ma soprattutto cure adeguate e il più tempestive possibili. Certamente non devono essere criminalizzate ne emarginate per aver sviluppato una dipendenza a cui sono arrivati per aver voluto volontariamente quanto incoscientemente sperimentare sensazioni ed esperienze chimiche che hanno fatto saltare i loro meccanismi cerebrali di controllo. È giusto ricordare però che nel nostro paese tutte queste persone hanno in ogni momento una concreta alternativa allo spacciatore. E questo va detto molto chiaramente perché è una fortuna per loro se la vogliono cogliere. I dipartimenti per le dipendenze (Sert e Comunità terapeutiche) possono fornire loro infatti in ogni momento e tempestivamente qualsiasi tipo di cura, supporto psicologico, sociale e legale. Basta chiedere e in pochi giorni si hanno cure efficaci ed alternative alle droghe, ai devastanti danni che provocano e agli spacciatori. In Italia ci sono più di 500 servizi pubblici e 1000 comunità terapeutiche con più di 6000 addetti specializzati (medici, psicologi, assistenti sociali, psichiatri ecc.) che forniscono assistenza gratuita e di alto livello a più di 180.000 persone. Come vede le alternative immediate allo spacciatore esistono per tutti, cosi come alla legalizzazione, che non farebbe altro che far aumentare i consumi (e quindi i consumatori) rendendoli più facili e accessibili senza affrontare il problema. Credo che dare un alternativa credibile, sostenibile e di guarigione a queste persone sia dare una speranza migliore che vederle comunque ancora una volta consegnate permanentemente alla droga. Queste persone vanno difese, accudite e soprattutto curate per riportarle il prima possibile ad una vita piena, autonoma, creativa e libera da tutti i condizionamenti, siano essi di uno spacciatore, di una sostanza, di una politica non condivisa o di uno stato che forse Lei ritiene repressivo. “Libero di essere libero” è lo slogan del Dipartimento Politiche Antidroga e credo che mai come in questo caso sia attuale e pertinente, lontano da tutte le droghe e dalla loro legalizzazione. Buon Agosto signor VASCO Rossi”
Non si è fatta attendere la risposte del cantante che si è firmato Komandante del Dipartimento Antiproibizionista per le Politiche Sociali Antidroga, Presidenza Consiglio dei Soliti. La potete leggere dopo il salto:
Ecco la risposta da Facebook
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Esimio Signore,
conosco il lavoro straordinario dei Sert e sono felice che il vostro Dipartimento riconosca i tossicodipendenti prima di tutto come persone e poi anche come malati. Lei, almeno all’inizio, dice delle cose giustissime e sacrosante. E non sa quanto mi conforta sentire tali responsabili e illuminate parole pronunciate da un Capo di Dipartimento istituzionale. Questo punto, infatti, è esattamente quello che sostengo anche io quando dico, quando scrivo (come avevo fatto poco prima che Lei mi scrivesse): ”Provate a non odiare i tossicodipendenti, a perdonarli e a volergli bene”. Su due punti però non ci intendiamo. Il primo è quel suo dire
Queste persone vanno difese, accudite e soprattutto curate per riportarle il prima possibile ad una vita piena, autonoma, creativa e libera da tutti i condizionamenti, siano essi di uno spacciatore, di una sostanza..
Ecco, io credo che tutta questa urgenza di riportare qualcuno da qualche parte (mentre, come dice Don Ciotti, “i nostri giovani non hanno bisogno di essere curati, ma hanno bisogno che ci si prenda cura di loro”) sia un po’ sintomatica di forzature e condizionamenti, se non addirittura di una presunzione più autoritaria che autorevole. Credo fermamente nella crescita personale di ognuno e nel diritto sacrosanto di ogni individuo a vivere la vita come crede… E, anzi, più spesso come può, visto che nessun individuo è dio onnipotente. E quindi facendo tutte le scelte, gli errori e le esperienze che ritiene più opportune o anche che si ritrova costretto a fare per mancanza di capacità personali o a causa di sfortunate e difficili condizioni oggettive indipendenti da lui. Credo profondamente nella libertà inalienabile di ogni individuo a mantenere comportamenti sociali anche diversi o in contrasto rispetto a quelli omologati dalla cultura dominante, e senza che questi possano essere sindacabili né mai debbano essere punibili per legge, almeno finché non recano danni al prossimo. Devono essere aiutate soltanto le persone che chiedono aiuto (non quelle che hanno deciso di annientarsi – come pure deve essere diritto di scelta per ogni individuo), solo quelli che ne sentono il bisogno, che lo cercano, e senza mai costringere nessuno a intraprendere l’unica “corretta via” decisa e concepita come tale solo da un Governo: l’esistenza è abbastanza profonda e complessa che quando si sceglie la vita… non c’è mai una sola strada “buona e giusta”.
Lei sembra fare un errore grossolano nell’affrontare il problema della droga, un errore che gli impedirà sempre di risolvere alcun problema: lei sbaglia a identificare il problema! Il problema della droga, infatti, non è la droga come sostanza (che è sempre esistita da quando è iniziata la storia del genere umano, e cercare di eliminarla è una guerra persa in partenza oltre che insulsa) ma sono piuttosto i motivi che oggi spingono le persone a farne abuso, a ricorrere alla droga… come fosse una soluzione o una medicina per lenire il dolore di un’esistenza non più tollerabile, perché troppo compromessa dal vuoto culturale, dalla solitudine, dalla noia, dall’angoscia, dalla mancanza di senso, dalla disperazione e soprattutto dal sentimento di EMARGINAZIONE sociale che di solito spinge le persone a questo abuso: proprio quell’emarginazione che le politiche antiproibizioniste e strategie poco sensate, come quelle che lei difende, concorrono colpevolmente ad alimentare oltremisura, aggravando il problema dell’uso (e dell’abuso) di droga proprio nel mentre si pretenderebbe di fare il contrario!
Sembra quasi che Lei, metaforicamente, voglia eliminare i frutti tagliando solo i rami, che ricresceranno più forti, senza però prendere neppure in considerazione l’esistenza dell’albero! Le consiglio di leggersi qualche saggio in proposito scritto da persone che sanno pensare sicuremente meglio di me e forse perfino meglio di Lei, come “L’ospite inquietante” del filosofo Umberto Galimberti (che non è né per la legalizzazione né per il proibizionismo, ma per l’unica soluzione veramente possibile che è la creazione di una cultura della droga).
Per quello che poi riguarda il fare del male a se stessi, non mi propini, la prego, la solita pappardella buonista e falsa che posso ascoltare identica da qualche spot pubblicitario. Essere dipendenti da qualcuno o da qualcosa è sempre stato necessario ad ogni individuo nell’intero arco della storia umana. Tutti si fanno più o meno del male, consapevolmente o meno, con ogni tipo di dipendenza: da un amore, da una passione, da una donna, da un lavoro, da una paranoia, da sostanze, dalla brama di potere, dal successo, dal denaro, da lotte usuranti per la supremazia sul branco… Per avere un posto al sole. Per avere la Mercedes… e per emozionarsi a “girare a fari spenti nella notte”…
E’ la definizione del concetto di “droga” che è arbitraria e fuorviante: “sostanze che alterano la percezione della realtà e inducono dipendenza”. In “realtà”… quasi ogni emozione, ogni pensiero, ogni passione, ogni persona e ogni attività, oltre alle sostanze – almeno quando queste sono in grado di destare il nostro interesse – ci alterano la percezione del mondo, cambiandoci l’umore e il punto di vista sulle cose, dandoci piacere e facendoci venire il desiderio di continuare… L’illegalità di una sostanza, caro signore mio, è sempre relativa alla cultura, alla legge, alla storia, alla geografia… (ma soprattutto all’economia…!) di un certo Paese in una certa epoca. Ma non può mai, nè potrebbe assolutamente in nessun caso, costituire una definizione razionale e oggettiva!
NON E’ IL DIRITTO che può definire il significato di qualcosa, di un concetto, di una categoria mentale, e in questo caso di ciò che chiamiamo “droga”. Al limite, potrebbe essere più adatta a farlo la filosofia.
E poi, quel suo finale sibillino “lontano da tutte le droghe e lontano da ogni legalizzazione” che contraddice quel “liberi di essere liberi” di poche righe prima, riducendo la parola libertà a mero mezzo di propaganda di politica settoriale e mirata, riduce la libertà a mezza parola, a mezzo senso, a metà prezzo… intendendo la libertà SOLO dalla droga!
(Oltretutto, detto tra noi, come slogan – “liberi di essere liberi” – si riduce a una mera tautologia che, come tale, tende sempre a svuotare le parole del loro significato originario e potenziale, più profondo e autentico, e quindi tende ad allargare quel vuoto e quella mancanza di senso che poi sono causa di quel disperato bisogno di ricorrere a qualunque rimedio lenitivo, come la droga – Non so se rendo…)
Sa, per me le parole sono molto importanti: io vivo di parole. E non sopporto quando vengono strategicamente distorte o manipolate a piacimento personale, a scopo pubblicitario, propagandistico e strumentale. Perchè allora dovremmo dire anche liberi dalla moglie, liberi dalla dipendenza da un lavoro sfibrante e odioso, no?
Lei alla fine mi fa cadere le braccia. Perché finisce col contraddire tutto quello che ha detto prima e denunciando quella sua appartenenza politica al pensiero proibizionista che, come lei sa, non solo fa gli interessi della malavita, ma costringe i “malati” come li definisce lei, a rubare per comprarsi una dose a prezzi altissimi e a prostituirsi (oltre che a costringere molti lavoratori onesti, che siano politici, attori, calciatori, cantanti o ordinari impiegati, ad un rapporto forzato e continuato con la criminalità organizzata, renendoli passibili di ricatto).
Nel frattempo la informo che i suoi colleghi di Governo continuano a sbattere in galera quelli che lei definisce persone malate e bisognose d’aiuto, come fossero dei criminali autentici. E nella situazione attuale non smettono di perseguitarli anche per mezzo di una propaganda ossessiva e denigrante concepita al fine di darne un’immagine che induca al terrore preventivo, omologando un’interpretazione vergognosamente volgare e falsa che etichetta tutti i drogati come “socialmente cattivi e pericolosi”.
Senza parlare della continua disinformazione riguardo l’uso e l’abuso, riguardo i danni reali e riguardo la confusione oscena tra i vari tipi di droghe – quando, in realtà (!), tra l’eroina e una canna c’è la stessa differenza che tra un bicchiere di vino e una cannonata allo stomaco.
Avete decretato l’uso di droghe un reato penale, (riempendo al 70% le nostre carceri di condannati per reati di droga – dall’uso allo spaccio) stabilendo arbitrariamente (e ignorantemente o stupidamente) dei quantitativi massimi di droga per uso personale che sono ridicoli, impossibili da rispettare, a meno che non si voglia fare la spola tra la casa e la piazza due ter volte al giorno per procurarsi la cosiddetta “dose minima giornaliera” (oltre la quale il tossicodipendente malato e bisognoso di aiuto viene automaticamente accusato di spaccio e considerato uno spacciatore).
Praticamente, allo stato attuale, non c’è differenza tra averne cinque grammi o cinque chili, grazie all’acutissima legge Giovanardi/Fini: sono sempre dai sei ai vent’anni. Eppure, da un punto di vista razionale, è esattamente come considerare “ladro” chi sia in possesso di un quantitativo di denaro oltre il minimo indispensabile giornaliero.!O considerare un rivenditore non autorizzato di coca-cola chiunque abbia più di due bottiglie nel frigorifero!
Lei ha capito che i miei paradossi sono esagerati ma vanno nello stesso verso del ragionamento della modica quantità. Cos’è questo infido sistema di punire una persona prima o senza che abbia commesso il reato solo perché avrebbe potuto compierlo? Non lo trova anche lei un po’ eccessivo?
“Oggi agli zingari poi agli ebrei”… Le ricorda qualcosa…? “Oggi ai drogati domani, magari, ai capi dipartimentali come lei, che potrebbero essere accusati di voler abusare del proprio potere.
Quindi, quando fa un intervento su questa pagina, abbassi i toni e eviti, la prego, di rendersi ridicolo sfoggiando quella forma ironico/sarcastica con la quale vorrebbe alludere ad una superiorità che lei si sogna soltanto, e che comunque io non le riconosco.
Non accetto certo lezioni di vita o di morale da lei, nè da nessun altro dei suoi compari.
E non per cattiveria, non (…solo!) per volontà mia: è che proprio non posso!
Mi piacerebbe molto che la classe politica italiana potesse essere d’esempio sociale e morale per me come per ogni cittadino, ma il confronto con la realtà rende questo mio desiderio un pensiero comico e ridicolo (…in realtà tragico e disperato, purtroppo).
Cerchi di mettere ordine prima nella sua combriccola politica attualmente al governo e poi anche nel suo cervello se davvero, come sembra da quello che mi ha scritto, non le riesce di afferrare bene le contraddizioni nelle quali attualmente le capita di vivere.
Lei svolge un “importante, utile ed encomiabile ” lavoro per il quale anche noi la ringraziamo. È d’accordo con noi che la droga e i drogati non sono un problema di ordine pubblico, ma sanitario. Perché non lo fa presente anche al suo collega Giovanardi o al presidente Fini…o a Berlusconi… che pensano e decidono esattamente il contrario!
E quando sarà disposto a usare un linguaggio più vero e a ragionare con me, non esiti a farsi risentire.
Buona Vita, signor GIOVANNI Serpelloni