We All Love Burt Bacharach, un tributo all-star
Peter Erskine, Diana Krall, Joni Mitchell, Oles, Massimo Colombo: tanti i nomi coinvolti in questo tributo in uscita il 4 Novembre
Venerdì 4 novembre uscirà We All Love Burt Bacharach, una raccolta dei più noti brani del compositore statunitense Burt Bacharach (sotto etichetta PLAY in collaborazione con Oracle Records Ltd).
Burt Bacharach, nato a Kansas City nel 1928, è un compositore di grande successo nonchè vincitore di numerosi premi. Nel 1967 Bacharach ha composto la colonna sonora del noto film Casino Royale, con The Look of Love, cantata da Dusty Springfield. Ha scalato le classifiche americane e britanniche posizionandosi con oltre 50 brani nella top40 dei due paesi.
Il disco è un tributo al successo di questo grande artista e contiene 13 tracce di cui 8 cantatate e 5 strumentali.
We All Love Burt Bacharach è stato concepito e prodotto da Giampaolo Pasquile e Michele Garruti per l’etichetta italiana PLAY fondata dallo stesso Giampaolo.
Un album dal respiro geneticamente internazionale che coinvolge grandi artisti del mondo del jazz e non solo, a partire da Peter Erskine, celebre batterista degli incredibili Weather Report, di Diana Krall, Joni Mitchell e tanti altri, Bob Mintzer sassofonista e clarinettista, leader degli Yellowjackets ed ex membro della leggendaria Buddy Rich Big Band che vanta collaborazioni molto prestigiose tra cui Jaco Pastorius Bill Cobham. Alla tromba c’è Michael Stever, considerato il nuovo “white cat” della tromba jazz, ha collaborato con Al Jarreau, Dave Brubeck, Ramsey Lewis, Steve Miller. Al contrabbasso Darek Olesziekiewicz, conosciuto con lo pseudonimo di Oles che ha collaborato, tra gli altri, con Pat Metheny.
Al disco ha partecipato anche Massimo Colombo, noto pianista jazz italiano, che ha curato gli arrangiamenti di We All Love Burt Bacharach, mentre è lo stesso Giampaolo Pasquile ad averne realizzato il missaggio e il mastering.
La voce invece è di Kathleen Grace, raffinata folksinger della west coast.
La scelta di una voce folk anziché jazz è stata proprio dettata dall’esigenza di realizzare un disco in cui il jazz è solo uno degli elementi stilistici.
Il disco, realizzato a Los Angeles, ricrea un ambiente jazz, contaminato da sonorità che spaziano dal latin allo swing, dal funky al cool jazz, al be-bop fino ad arrivare alla ballad. Un mix particolare e raffinato che non lascia spazio a compromessi sulla qualità, rendendolo accessibile non solo agli amanti del jazz ma al grande pubblico.